
Cortile a giardino con figure, effetto di sole, noto anche come La piccola fioraia, 1862, olio su tela, cm160x120, firmato e datato in basso a destra Carcano, F. 1862, Valdagno, Collezione Marzotto
Carcano ha 24 anni quando nel 1864 espone a Brera la prima versione di Cortile a giardino con figure, effetto di sole. Destinato a diventare uno dei più celebri quadri del pittore, la Fioraia è datata 1862, anno in cui l’artista vinse il Premio Canonica con il quadro di soggetto storico Federico Barbarossa ed Enrico il Leone a Chiavenna. Uno dei primi esempi dell’interesse di Carcano per la scena di genere che inaugura la serie di quelle vedute urbane redatte con un’analoga impostazione ottico-spaziale, predilette negli anni Settanta, dopo l’affinamento dei quadri d’interno. Una tipica ortaglia urbana è il soggetto della tela. Come scriveva il critico Giuseppe Mongeri il campo in cui l’artista ha svolto il suo tema è semplicissimo. Consiste di un giardino racchiuso tra quattro muraglie d’alte case, come ne abbiamo tanti nel centro della città nostra: un piccolo viale rettilineo lo attraversa, e le ajuole che lo fiancheggiano s’affoltano di una ricca vegetazione, arbusti, per la maggior parte gemmati di fiori, varii di forma e pomposi di colori. La figura vi tiene una parte secondaria: due macchiette al fondo del piccolo sentiero; davanti, una giovinetta assisa sul limitare del giardino, avente ai piedi, entro un canestro, un’abbondante messe di fiori. Fra i quadri più belli e giustamente celebrati della produzione giovanile, costituisce un documento di straordinaria importanza e dimostra la scioltezza raggiunta dall’artista nella resa prospettica, nell’esatta riduzione di una realtà oggettiva, e la volontà di un completo confronto col vero. Ogni dettaglio è trattato con lo stesso grado d’importanza rappresentativa e con notevoli effetti cromatici. La soluzione proposta è inedita per la pittura lombarda di quegli anni: un soggetto tratto dall’esperienza diretta, ambientato in uno spazio riconoscibile che dal tema si può anche definire semplice pittura di genere, ma il modo con cui è affrontato è completamente inedito. Il vero non è più colto in maniera aneddotica né pedantemente descrittiva, come invece, da Molteni in poi, fanno Inganni e i fratelli Induno. Carcano ambienta la tela in un pezzo di Milano, formato da un cortile interno e un giardino, sulla cui soglia siede una piccola fioraia. Sullo sfondo una bambina vestita di rosso, identificabile con Angela Carcano, la nipotina del pittore, che nel 1862 aveva una anno, mentre porge un fiore a una signora. La donna non è la mamma di Angela, Paolina Zorloni (1840-1862), perché era morta di parto il 20 Febbraio 1862. Non stupisce l’atteggiamento della critica, miope di fronte alle novità del dipinto: le accuse di pittura filacciosa, senza contorni di sorta, quasi senza piani e senza prospettiva, l’uso di colori pastosi e sfregature aride, leggerissime, che lasciano in molti luoghi a nudo il tessuto della tela, e l’aspetto fuggevole, oscillante. Osservazioni che alludono all’abbandono degli schemi accademici in favore di una libertà d’esecuzione fino allora mai conseguita. La Piccola fioraia è così carica di novità da aver fatto avvalorare alla critica la notizia di un viaggio dell’artista a Parigi e a Londra, intorno al 1860. Aurora Scotti scarta questa tesi, peraltro non documentata, e piuttosto suggerisce un contatto diretto di Carcano a Milano con gli artisti italiani più innovatori, con Federico Faruffini e con Domenico Morelli ospitato nel 1861 per qualche tempo nello studio di Eleuterio Pagliano, mentre lavora al Conte di Lara. A rafforzare quest’ipotesi Barilli vede nella Fioraia pacati referti ottici, lenticolari, quasi in una discendenza ideale da Faruffini e Fernando Mazzocca avverte la percezione di certo realismo preraffaellita, osservazioni calzanti, visto che le opere di Faruffini sono stilisticamente vicine a quelle degli artisti della Brotherhood. Carcano La notizia di un viaggio di Carcano a Londra nel ’60, in compagnia di un fratello pittore e di un inglese, peraltro riportata da parecchi articoli dell’epoca, proverebbe questa discendenza dai preraffaelliti. Dopo aver concesso il suo tributo alla pittura accademica, ed avendo firmato a soli 22 anni un capolavoro come La piccola fioraia, Carcano è ben equipaggiato per partire alla ricerca del puro dato visivo, del puro spettacolo naturale, traguardo che raggiunge solo verso la fine degli anni Settanta – quando inizia a dedicarsi al paesaggio – dopo aver percorso la strada della pittura di genere, in tutte le sue possibili variazioni tematiche.
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La madre e il bambino sono inquadrati dal gioco dei riflessi luminosi sui volti, sui capelli e sull’innaffatoio di metallo