Filippo Carcano

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Archivi tag: Duomo di Milano

Interno del Duomo di Milano, 1872

Feb21

Interno del Duomo di Milano, 1872, olio su tela, cm 131x167, firmato F. Carcano in basso a destra, Collezione Privata

Dal 1872 Carcano inizia a dipingere gli interni delle chiese milanesi, ricollegandosi così alla tradizione del Migliara, di Canella e del Bisi. All’Esposizione Nazionale di Belle Arti di quell’anno propone infatti gli interni del Duomo e di Santa Maria presso San Celso che rientrano nel fortunato filone ambrosiano di pittura prospettica. L’Interno del Duomo di Milano è ricomparso sul mercato, dopo essere stato portato all’estero dal collega tedesco di Carcano Andreas Achenbach e rimasto in una collezione straniera per oltre cento anni. Al suo apparire l’opera porta finalmente critiche positive. Questo è certamente un dipinto degno d’artista provetto – scrive Appio D’Ara su “Il Sole”, che consente di apprezzare la maestria dell’artista, negli anni in cui la novità degli impianti compositivi e dei suoi tagli d’immagine suscitava dure reazioni da parte della critica, sorpresa da tanta freschezza della narrazione e da quel suo giustapporre un ambiente prospetticamente perfetto con presenze minimali di vita e di figura, in un gioco intelligente di luci ed ombre reso da una pennellata veloce. L’artista, con le spalle rivolte all’altare maggiore, riprende la navata di sinistra e parte del transetto. Focalizza un’ampia sezione della navatella mediana, chiusa sullo sfondo dalla Cappella della Madonna dell’Albero, luogo privilegiato della devozione milanese, e delimitata dalle panche destinate ai fedeli e dal basamento di un pilastro. Dalla penombra emergono particolari strettamente funzionali alla realistica articolazione spaziale dell’ambiente, come gli aggetti dei pilastri, gli spigoli delle panche, gli sbalzi e le sporgenze della decorazione gotica del candelabro Trivulzio, vero e proprio centro della narrazione e ancora il brillìo dei lumi accesi. Carcano interpreta la tradizionale e algida vedita prospettica per privilegiare il vero attraverso la resa luminosa che avvolge vibrando l’architettura e le persone. Ecco cosa ne scriveva il Chirtani: L’Interno del Duomo di Milano e L’Interno della chiesa di Santa Maria presso San Celso sono due pitture di mano maestra, e di colore succoso … La disinvoltura del Carcano nel lavoro è veramente ammirabile; egli adopera i grossi impasti, le velature, le sfregature e la coltellina, le dita e l’unghie, il manico del pennello e credo anche il curadenti se cade in acconcio, e con tutto fa bene: è destro e riesce. Gli atteggiamenti dei personaggi sono volutamente caratterizzati da un senso di casualità, a cominciare dalla bambina in primo piano, che il pittore, con rara perspicacia, sorprende in un atteggiamento caratteristicamente infantile, mentre distratta, rincorre i suoi pensieri, trattenendo l’amata bambola con la mano sinistra. Prosegue con le persone che pregano. Il touriste al centro della navatella osserva attento, sguardo rivolto verso l’alto le strutture architettoniche dell’edificio, e, infine, il chierichetto, citazine da Mosé Bianchi, che sembra procedere in direzione del pittore, piazzato appena al di qua del pilastro, riporta l’azione in primo piano, sulla stessa linea con le due figure di sinistra, le quali grazie alla loro posizione privilegiata, finirebbero per calamitare l’occhio dell’osservatore e minare di conseguenza l’equilibrio compositivo del dipinto.

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In Autunno, 1883

Feb20
In autunno 1882, olio su tela, cm100x200, firmato in basso a sn Carcano F. , Milano, Collezione Touring Club Italiano

In autunno, 1882, olio su tela, cm100x200, firmato in basso a sinistra Carcano F. , Milano, Collezione Touring Club Italiano

L’orizzonte milanese alla fine dell’Ottocento si riempe di fumaioli e di fabbriche, di altiforni e gasometri che si radicano dove muiono le ortaglie. Come osserva Raffaele Calzini quell’aggiunta al profilo di Milano era timida e mediocre; prevaleva sempre il Duomo e la stessa testuggine vetrata della Galleria. Sempre nel 1882 iniziano in via Santa Radegonda i lavori della Società Elettrica Edison associata con la Union de Gaz che assicureranno l’anno dopo l’illuminazione diffusa a tutto il centro cittadino. Carcano svolge in questa tela un tema interessante di vedutismo urbano. Alla mole della cattedrale cittadina affianca, senza pregiudizi gerarchici, una ciminiera fumante e la visione della periferia della città. Il pittore abita ora in via San Barnaba e non è difficile immaginare che abbia registrato in quest’olio soltanto ciò che vede dalla sua finestra. Con un occhio da botanico-entomologo descrive con minuzia di dettagli, oltre al garofano centrale, i nasturzi, le bergenie dalle foglie carnose e gli esili fiori delle begonie; le presenze in primo piano servono a esaltare, quasi per contrasto, l’ampia veduta della città. Presentato all’Esposizione Nazionale di Roma del 1883 l’opera è commentata da Francesco Netti: In Autunno Carcano riesce nel fermare sulla tela un’impressione fugace … sopprimendo tutte le particolarità che possono nuocere all’effetto di insieme. Nel Fondo di Vespasiano Bignami, pittore e caricaturista milanese, tra i fondatori assieme al Carcano della Famiglia Artistica, è conservato un ritaglio di giornale senza data in cui il Bignami ha apposto a mano la scritta Sarà esatto l’aneddoto?. L’articolo riporta a proposito del quadro Dalla mia terrazza, che può essere identificato con l’Autunno, che il pubblico ammira alla mostra di Filippo Carcano come una delle manifestazioni più sincere e più originali dell’arte del gran pittore lombardo, un lettore ci scrive per ricordare una cuoriosa coincidenza. Il Carcano aveva dipinto, 25 anni orsono, quel quadro per sé: aveva voluto fermare in una tela la visione di Milano, quale quotidianamente gli si affacciava dall’alto della sua terrazza in via San Barnaba, né voleva venderlo. Ma in quell’epoca la bicicletta faceva la sua proma comparsa e Carcano ne era entusiasta. Purtroppo per i pittori, però, a quell’epoca i quadri si pagavano poco e le biciclette costavano molto, cosicché quando gli fu proposto di scambiare il quadro per una bicicletta il grande pittore accettò. A quell’epoca non era più un giovanotto, ne le biciclette avevano trovato la perfezione che hanno ora, cosicché la prima volta che Carcano adoperò la sua, cadde e la rovinò. Rinunziò allora definitivamente al ciclismo e appesa la macchina al posto anticamente occupato dal quadro. A quel posto rimase per molti anni, diventando un inservibile ferro vecchio, tanto che il Carcano ridendo narrava di aver dovuto – allorché traslocò in via Agnello – pagare uno straccivendolo di portargliela via. E il quadro frattanto aveva peregrinato, e mentre le biciclette diminuivano di valore, esso saliva di valore.


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Freschi di Blog

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  • Il Naviglio di via Senato, 1875
  • Il ghiacciaio di Cambrena, 1897
  • Strada al bosco dei Gardanelli (Bergamasca), 1887
  • Pianura lombarda, 1885
  • Il Mottarone, 1879-1880
  • Veduta agreste, Mergozzolo, Lago Maggiore, 1878
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  • Le firme di Filippo Carcano
  • Studio di nudo, 1869-1861
  • Autoritratto, 1863
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  • Una lezione di ballo, 1865
  • Federico Barbarossa ed Enrico il Leone a Chiavenna, 1862
  • Veduta del Lago Maggiore, 1878-1881
  • Il poeta, 1873
  • Alla banda dei giardini pubblici, 1891
  • Veduta del Lago Maggiore, 1876 circa
  • Interno del Duomo di Milano, 1872
  • Un brindisi, 1872
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