
Interno del Duomo di Milano, 1872, olio su tela, cm 131x167, firmato F. Carcano in basso a destra, Collezione Privata
Dal 1872 Carcano inizia a dipingere gli interni delle chiese milanesi, ricollegandosi così alla tradizione del Migliara, di Canella e del Bisi. All’Esposizione Nazionale di Belle Arti di quell’anno propone infatti gli interni del Duomo e di Santa Maria presso San Celso che rientrano nel fortunato filone ambrosiano di pittura prospettica. L’Interno del Duomo di Milano è ricomparso sul mercato, dopo essere stato portato all’estero dal collega tedesco di Carcano Andreas Achenbach e rimasto in una collezione straniera per oltre cento anni. Al suo apparire l’opera porta finalmente critiche positive. Questo è certamente un dipinto degno d’artista provetto – scrive Appio D’Ara su “Il Sole”, che consente di apprezzare la maestria dell’artista, negli anni in cui la novità degli impianti compositivi e dei suoi tagli d’immagine suscitava dure reazioni da parte della critica, sorpresa da tanta freschezza della narrazione e da quel suo giustapporre un ambiente prospetticamente perfetto con presenze minimali di vita e di figura, in un gioco intelligente di luci ed ombre reso da una pennellata veloce. L’artista, con le spalle rivolte all’altare maggiore, riprende la navata di sinistra e parte del transetto. Focalizza un’ampia sezione della navatella mediana, chiusa sullo sfondo dalla Cappella della Madonna dell’Albero, luogo privilegiato della devozione milanese, e delimitata dalle panche destinate ai fedeli e dal basamento di un pilastro. Dalla penombra emergono particolari strettamente funzionali alla realistica articolazione spaziale dell’ambiente, come gli aggetti dei pilastri, gli spigoli delle panche, gli sbalzi e le sporgenze della decorazione gotica del candelabro Trivulzio, vero e proprio centro della narrazione e ancora il brillìo dei lumi accesi. Carcano interpreta la tradizionale e algida vedita prospettica per privilegiare il vero attraverso la resa luminosa che avvolge vibrando l’architettura e le persone. Ecco cosa ne scriveva il Chirtani: L’Interno del Duomo di Milano e L’Interno della chiesa di Santa Maria presso San Celso sono due pitture di mano maestra, e di colore succoso … La disinvoltura del Carcano nel lavoro è veramente ammirabile; egli adopera i grossi impasti, le velature, le sfregature e la coltellina, le dita e l’unghie, il manico del pennello e credo anche il curadenti se cade in acconcio, e con tutto fa bene: è destro e riesce. Gli atteggiamenti dei personaggi sono volutamente caratterizzati da un senso di casualità, a cominciare dalla bambina in primo piano, che il pittore, con rara perspicacia, sorprende in un atteggiamento caratteristicamente infantile, mentre distratta, rincorre i suoi pensieri, trattenendo l’amata bambola con la mano sinistra. Prosegue con le persone che pregano. Il touriste al centro della navatella osserva attento, sguardo rivolto verso l’alto le strutture architettoniche dell’edificio, e, infine, il chierichetto, citazine da Mosé Bianchi, che sembra procedere in direzione del pittore, piazzato appena al di qua del pilastro, riporta l’azione in primo piano, sulla stessa linea con le due figure di sinistra, le quali grazie alla loro posizione privilegiata, finirebbero per calamitare l’occhio dell’osservatore e minare di conseguenza l’equilibrio compositivo del dipinto.